Sale, il paese nel cuore della Pianura Padana in cui ha sede il Birrificio Contadino Cascina Motta, è fin dall’antichità vocato alla produzione cerealica: non a caso i fertili terreni alessandrini sono da sempre considerati il “granaio d’Italia”. Produrre un buon orzo da birra è però una sfida non semplice, tanto più in agricoltura biologica: dal 2009 e per oltre un triennio, esperienza e sperimentazione hanno consentito di affinare le scelte agronomiche, migliorare l’approccio tecnico con i dettami dell’agricoltura biologica, selezionare le varietà di orzo più idonee alle condizioni pedoclimatiche locali.
Oggi vengono coltivate tre varietà principali: Tazio, Bastille e Concerto. Si tratta di orzi distici che, a differenza dei polistici, a fronte di una minore resa, producono chicchi più grossi, ed in genere presentano contenuti di azoto e proteine inferiori e glume più piccole. Parametri ideali per la maltazione artigianale e la successiva trasformazione in Birra Contadina®. Periodicamente vengono testate cultivar alternative, con particolare riferimento agli orzi antichi, ai fini di aumentare la biodiversità, la nostra esperienza e verificare la possibilità di migliorare ulteriormente la qualità tecnologica della materia prima da destinare alla malteria artigianale di cui è dotta la nostra azienda.
Come viene coltivato il nostro orzo distico?
A differenza di ciò che avviene per la maggior parte dei cerealicoltori, la nostra scelta è di non comprare più alcun fattore della produzione da terzi, eccetto per il primo impiego, in modo da poter garantire una filiera birraria 100% aziendale, sotto il nostro controllo e la nostra responsabilità diretta.
Oggi, infatti, per la coltivazione degli orzi distici ricorriamo solo alla tecnica della minima lavorazione, interrando i residui vegetali delle colture miglioratrici e delle trebbie di birra, rifuggendo l’aratura profonda e l’uso di qualsiasi fertilizzante che determinerebbe maggiore stress a carico del terreno.
La semina, che avviene nei mesi di ottobre o novembre a seconda del decorso climatico, prevede esclusivamente l’uso dei semi di orzo provenienti dal raccolto precedente, opportunamente vagliati e selezionati, in modo da garantire anno dopo anno l’impiego di piante con caratteristiche genetiche sempre più adattate all’ambiente in cui vengono coltivate. Nell’inverno le piccole piante entrano in fase di stasi vegetativa fino alla primavera.
Con il ritorno della stagione mite, l’orzo accestisce e cresce rapidamente, sviluppando l’infiorescenza che si trasforma entro maggio in spiga verde. Questa fase è molto delicata per la pianta, che necessita di un buone decorso climatico: pioggia regolare e non troppo abbondante, assenza di gelate primaverili tardive, buona insolazione.
Dalla semina fino alla raccolta si interviene solo più andando ad eradicare le erbe infestanti che potrebbero contaminare la granella al momento della trebbiatura, intervenendo esclusivamente con attrezzature meccaniche dedicate.
La trebbiatura, che avviene generalmente la terza settimana di giugno, è una fase molto critica: è necessario attendere la completa maturazione ed essicazione delle spighe, evitando l’esposizione ai temporali estivi. Inoltre, è necessario procedere tempestivamente alla pulizia dell’orzo, che viene realizzata direttamente in azienda grazie ad un impianto di vagliatura e calibrazione.
Lo stoccaggio, in silos a tenuta ermetica ed inertizzabili con azoto per garantire la difesa dall’attacco di insetti e muffe, avviene immediatamente per garantire le migliori condizioni di conservazione della granella. La capacità attuale dell’impianto di stoccaggio aziendale è prossima ai 400 quintali annui (40.000 Kg), in modo da soddisfare ed eccedere abbondantemente le esigenze attuali del birrificio.
Questa strategia consente, anche in caso di problematiche produttive legate ad una singola annata (grandinate, attacco da patogeni, gelate primaverili), di sopperire ai potenziali inconvenienti della produzione. Ma, come dice la saggezza contadina, è meglio essere previdenti!
Nove mesi che separano la semina alla raccolta, in cui il piccolo germe dell’orzo si trasforma a dare lunghe spighe ricurve, con lunghe reste, il cui colore ricorda già in campo quello della futura bevanda a cui darà vita.